Sin dai suoi primi passi, la piccola Fraternità di Gesù è stata attirata dalla parola evangelica «rimanete nel mio amore» (Gv 15,5) riconoscendo in quell’invito perentorio del Gesù giovanneo le linee fondanti di una vita monastica diocesana. Quale via è data ad ogni battezzato e battezzata di abitare con il Signore e quindi di «far crescere e sviluppare quei germi di vita divina che il battesimo ci ha donati vivendo nella radicalità la sequela di Gesù nell’esperienza monastica della vita comunitaria o nel sacramento del matrimonio o nella vita laicale»? (cfr. Statuto della Piccola Fraternità di Gesù, cap. II, art.1). Leggendo Giovanni 15 secondo questa prospettiva interpretativa sembrano emergere la via della preghiera liturgica e personale («rimanete nel mio amore»), del lavoro quotidiano («perché portiate frutto»), della vita fraterna come prima testimonianza evangelica, dell’accoglienza di quanti desiderano condividere una vita semplice secondo il Vangelo («amatevi gli uni gli altri») e dell’abbandono alla Provvidenza («Io sono la vite vera e il Padre è l’agricoltore»).
L’attenzione non è posta sulle attività possibili da esercitare all’interno della comunità monastica quanto piuttosto sull’avere cura che la preghiera liturgica e personale, il prendersi cura gli uni degli altri nell’ambito della fraternità e verso gli ospiti siano strumenti efficaci per entrare in una comunione autentica e profonda con il Padre, il Figlio e lo Spirito santo. Tale comunione ogni giorno cercata e rinnovata è continuamente messa alla prova e resa sempre più genuina dalle dinamiche della vita fraterna di ogni giorno. «Chi dice di rimanere in lui, deve anche comportarsi come lui si è comportato. […] Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo» (1Gv 2,6.9-11). La vigilanza esercitata in ogni istante sulla nostra relazione personale e vivificante con Dio che ha nome di Padre, di Figlio e di Spirito santo non può non rendersi visibile in una vita fraterna significativa capace di comunicare la bellezza del Vangelo. Così, tutto il resto, ossia i vari servizi svolti a favore della comunità sono la prima verifica della nostra diuturna conversione personale e comunitaria.
Tale cammino di conversione all’interno della Piccola Fraternità di Gesù è anche aiutato fortemente dall’abbandono alla Provvidenza che la nostra comunità monastica vive sin dai suoi primi passi. Questo abbandono alla Provvidenza è una particolarità propria della nostra comunità che la distingue dalla tradizione monastica antica. Infatti, pur svolgendo vari lavori all’interno della comunità, le monache e i monaci della comunità si affidano alla Provvidenza per le loro necessità personali e comunitarie e si lasciano educare dalla creatività della Provvidenza che dona in abbondanza secondo la sua fantasia. In tal modo, si è continuamente stimolati a lasciarsi fare da quanto la vita offre anche nelle sue dimensioni più concrete. Questo aspetto tipico della nostra comunità, ne siamo coscienti, può essere compreso in tutta la sua ricchezza solamente vivendolo in prima persona. Altrimenti, può essere frainteso o banalizzato.
La Piccola Fraternità di Gesù, inoltre, è una comunità monastica diocesana e questo vorrebbe essere la testimonianza concreta di un maggior inserimento nella Chiesa locale e di una intercessione costante per le comunità cristiane del proprio territorio. Un modo semplice per sentirsi parte di un popolo che, pur con modalità diverse, partecipa dell’unico desiderio: assomigliare a Cristo e iniziare già ora a vivere il Regno di Dio nella giustizia, nella pace e nell’attenzione costante ai più poveri.
La comunità monastica oggi è formata da sette sorelle e un fratello.